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L’Umbria nella trappola demografica

L'ultimo report dell'Aur mette in mostra tutte le criticità legate all'invecchiamento della popolazione che si aggiunge anche a un minor numero di nascite: una situazione che ricalca quella a livello nazionale

Pubblicato il 6 Agosto 2024 15:15 - Modificato il 7 Agosto 2024 14:37

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La popolazione umbra è in declino: sempre più anziani e tasso di natalità in calo. Questo è quanto emerge dal report realizzato da Giuseppe Coco per l’Agenzia Umbria Ricerche. La situazione per il Cuore Verde d’Italia non è delle migliori, a partire dalla popolazione, che negli ultimi venti anni ha visto un calo, non drastico seppur importante, soprattutto per quanto riguarda i giovanissimi (età compresa tra 0 e 14 anni, ndr), che dal 2004 ad oggi sono passati dall’essere il 12,3% all’11,3%. Il dato non è incoerente rispetto al resto della Penisola, dove non solo si è visto un calo della medesima natura, ma si è addirittura avuto una decrescita ancora più importante (di addirittura 2 punti percentuali, ndr). Diminuzione della popolazione che non è stata prerogativa dei giovanissimi, ma che ha coinvolto anche la fascia d’età compresa tra i 15 e i 65 anni, che nell’ultimo ventennio è passata dal costituire il 64,5% al 61,7%, mantenendosi anche in questo caso leggermente più moderata rispetto al resto d’Italia, che in media ha registrato una diminuzione del 3,2% (0,4 punti percentuali in più).

A crescere è stata la fascia più longeva della popolazione, che dal 2004 ad oggi ha fatto registrare un salto di +3,9 punti percentuali in Umbria e un +5,1% in Italia, a conferma dell’invecchiamento costante e apparentemente ineluttabile incontro a cui il paese sta andando incontro.

A questo consegue implicitamente anche un aumento dell’età media degli umbri, che nell’ultimo ventennio è passata da 44,8 a 48,2 anni (+3,4 anni contro i +4,3 del resto d’Italia).

Cresce anche il carico sociale ed economico della popolazione non attiva (0-14 e +65 anni), rispetto a quella attiva, con un aumento del 7,2% per l’Umbria e del 7,5% per tutto lo Stivale.

Se si restringe il campo alla fascia più anziana della popolazione, si arriva a quasi otto punti percentuali nel Cuore Verde d’Italia e 9,5 in Italia.

Non fa sorridere neanche il tasso di natalità, che dopo un quinquennio di crescita conclusosi nel 2008, ha visto una fase calante che ha coinvolto la nostra regione come il resto della Penisola. Infatti, dal 2008 in poi la crescita naturale (differenza tra i tassi di mortalità e natalità) è sempre stata negativa, implicando che, nei rari casi di crescita della popolazione, ogni aumento demografico sia stato dovuto all’immigrazione.

Uno dei pochi dati che potrebbero generare un abbozzo di reazione positiva, in base alla prospettiva da cui lo si analizza, è quello che riguarda la durata della vita media degli umbri, che in venti anni è cresciuto sia per gli uomini che per le donne, dimostrando un aumento della qualità della vita nella regione.

Quest’ultimo dato non può però salvare tutti gli altri, che tutto possono sembrare meno che positivi. A questo proposito l’autore del report, Francesco Coco, ha sottolineato quelle che possono essere le vie percorribili per il nostro Paese al fine cercare di evitare che l’invecchiamento della popolazione e la sua conseguente diminuzione (l’Istat prevede 5 milioni di lavoratori in meno entro il 2040) possano portare alla nascita di un problema sistemico fondamentale, cioè quello del collasso sostrato sistema economico-sociale, dalla sanità alla spesa pensionistica: “L’Italia – commenta Coco – è vittima di una trappola demografica, costituita dalla bassa natalità e da un saldo migratorio che seppur positivo non è in grado di compensare il saldo naturale, dunque è necessario un ampliamento delle misure stabili a sostegno delle famiglie che hanno come obiettivo la genitorialità, bisogna garantire ai potenziali padri e madri la sicurezza di avere sostegni a favore della natalità. Oltre a questo – ha poi concluso – è necessario investire al fine di innalzare l’attrattività dei territori e il livello della produttività, così da convincere i giovani a non scappare dal paese e da attirarne altri da fuori, sostenendo così il saldo migratorio”.

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