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Norcia, festa in piazza per San Benedetto. Boccardo: “Ferite ancora sanguinanti”

Pubblicato il 21 Marzo 2017 12:24 - Modificato il 5 Settembre 2023 17:49

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Norcia ha celebrato la festa del suo patrono, San Benedetto. E per la prima volta dal terremoto del 30 ottobre scorso che ha distrutto gran parte dei centri abitati della Valnerina i fedeli hanno potuto nuovamente partecipare alla messa all’interno delle mura cittadine. Non in una chiesa – gran parte, infatti, sono crollate e le altre seriamente lesionate – ma nella centralissima piazza della città umbra dove c’è la statua in marmo di San Benedetto, “miracolosamente” integra, dinanzi alla facciata ingabbiata di quella che era la basilica edificata sul luogo di nascita del santo patrono d’Europa e della sua gemella Scolastica. Lunedì sera è giunta la “Fiaccola benedettina pro pace et Europa una” benedetta da papa Francesco il 22 febbraio, accesa proprio a Norcia, in mezzo alle macerie della Basilica, il 25 febbraio e poi portata nella sede del Parlamento Europeo di Bruxelles (8-11 marzo). Dopo il corteo storico, che ha sfilato in Piazza proveniente da Corso Sertorio, c’è stata la messa presieduta dall’arcivescovo di Spoleto-Norcia monsignor Renato Boccardo e concelebrata dal parroco di Norcia don Marco Rufini, dal priore dei monaci padre Benedetto Nivakoff e da altri sacerdoti diocesani e religiosi. La gente è accorsa numerosa per pregare. Da Trevi sono giunte anche le monache benedettine di Sant’Antonio, il cui monastero è in gran parte da demolire. Diverse le autorità presenti, civili e militari: la presidente del consiglio regionale dell’Umbria Donatella Porzi, della giunta regionale Catiuscia Marini, prefetto e questore di Perugia, sindaco di Norcia Nicola Alemanno e altri primi cittadini del Comuni che ricadono nel territorio della diocesi di Spoleto-Norcia. Ha animato la liturgia il “Coro S. Benedetto – Città di Norcia” diretto da Luca Garbini, con all’organo Andrea Rosati. Di lato all’altare la reliquia del Santo patrono d’Europa contenuta nello splendido reliquiario dorato, che ora è conservato presso il deposito d regionale dei Beni Culturali a Santo Chiodo di Spoleto. “L’eredità benedettina – ha detto l’arcivescovo nell’omelia – non si esaurisce nel quadro storico, seppur importante e decisivo, della nascita dell’Europa e delle sue radici cristiane, ma offre anche all’uomo contemporaneo validi e concreti punti di riferimento in ordine alla vita personale e comunitaria. Non sarà inutile allora, anche per l’Europa di oggi, porsi attentamente in ascolto della sapienza di Benedetto e riascoltare il suo messaggio. E proprio per fedeltà alla persona umana, al suo superiore destino, ai suoi diritti e ai suoi doveri, noi ci attendiamo che quanti reggono le sorti dei popoli si rendano attenti e sensibili a quanto fa bella e buona la vita di tutti, iniziando col promuovere e difendere l’istituzione familiare costituita dall’unione stabile di un uomo e di una donna, aperti ad assumersi la responsabilità genitoriale e ad assicurare ai bambini l’indispensabile presenza di un papà e di una mamma. Anche nel nostro Paese, purtroppo, questi che sono da sempre i principi fondamentali del vivere comune e garantiscono alle giovani generazioni un’educazione sana ed equilibrata, sembrano essere seriamente minacciati, quando il desiderio di qualcuno pretende di essere riconosciuto come diritto garantito dalla legge e quando i tribunali si sostituiscono ai legislatori, esercitando un pressing giudiziario e mediatico che rischia di diventare – o forse è già diventata – una vera dittatura culturale. Non possiamo assistere in silenzio a queste aggressioni sistematiche agli ambiti in cui si forma, cresce e si sviluppa il nucleo più profondo dell’umano, dove bisogna accostarsi semmai con un sovrappiù di rispetto e di prudenza. Che la nostra stia diventando una società decadente come quella dei tempi di san Benedetto? Vogliamo sperare fermamente di no, e per questo guardiamo all’esempio e all’insegnamento del nostro Santo. È anche l’auspicio che formula il Messaggio Benedettino 2017: ‘Mentre il mondo guarda all’Europa, l’Europa guardi a Benedetto, affinché la luce che lo ha ispirato possa … diffondersi concretamente verso tutti i cittadini europei, senza escludere nessuno’”. Non poteva poi mancare un riferimento di monsignor Boccardo al terremoto: “Il Santo Patriarca – ha detto – è stato un grande ricostruttore. Anche noi dobbiamo ricostruire: le ferite del recente terremoto sono ancora sanguinanti e ci vorrà tempo perché si mutino in cicatrici. In questo percorso, non sempre facile e spedito, l’amicizia e la solidarietà di tanti, però, costituiscono per noi come l’olio della consolazione e il vino della speranza. Ben poca cosa sarebbe – ha proseguito il presule – la ricostruzione della basilica di San Benedetto se, nello stesso tempo, non si provvedesse alla ricostruzione interiore dell’uomo e della società. Come cristiani, non vogliamo far mancare a questa ‘impresa’ il nostro contributo generoso e responsabile. E lo facciamo richiamando con forza quell’ideale di umanesimo cristiano che San Benedetto ha incarnato e che può essere ancora oggi fecondo di frutti. Sentiamo di doverlo fare impegnandoci in una vita seria e coerente, nella promozione della giustizia e della pace, nella ricerca del bene di tutti, nell’accoglienza senza discriminazioni, nell’attenzione fatta di ascolto e di aiuto a chi è nel bisogno morale e materiale”. A Norcia il prossimo 24 marzo, nell’ambito delle celebrazioni del 60° anniversario del Trattato di Roma, per volontà di Antonio Tajani, ci sarà una riunione dei presidenti dei gruppi dell’Europarlamento e dei membri dell’ufficio di presidenza. Un ulteriore modo di vicinanza delle istituzioni europee alle popolazioni colpite dal terremoto. “È un’occasione propizia – ha detto Boccardo – affinché quanti sono stati eletti a Bruxelles e a Strasburgo confermino il sogno europeo e si domandino se il progetto che stanno realizzando rimane fedele all’intuizione dei padri fondatori, che hanno voluto edificare l’Unione Europea su una base non individualistica e materialista bensì di ordine culturale e spirituale”. Al termine della messa c’è stata la processione col reliquiario di San Benedetto lungo quelle vie del centro storico riaperte e dunque non più zona rossa.

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