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Luigi Chiatti rompe il silenzio: “Scusatemi per quello che ho fatto. Oggi sono una persona diversa”

Pubblicato il 26 Ottobre 2018 10:07 - Modificato il 5 Settembre 2023 15:32

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Nonostante il Tribunale di sorveglianza di Cagliari lo abbia dichiarato ancora “socialmente pericoloso”, prolungando di altri due anni la sua permanenza nella Rems di Capoterra in cui si trova dal 2015, Luigi Chiatti si dice una persona diversa dal “mostro” che tra il 1992 e il 1993 uccise, a Foligno, i piccoli Simone Allegretti e Lorenzo Paolucci. E lo fa con una lettera inviata al direttore del quotidiano L’Unione sarda, “in risposta – spiega – a quanto è stato detto e scritto dai mass-media non molti giorni fa”.

Nero su bianco, parole che il geometra folignate, oggi 50enne, rivolge innanzitutto ai familiari delle due giovani vittime, dicendosi immensamente addolorato e chiedendo scusa. “Se potessi tornare indietro – scrive – non rifarei mai quello che ho fatto, perché ciò che ho fatto – prosegue – è distruzione della vita e disprezzo del creato”. Luigi Chiatti non chiede di essere perdonato. “So che è difficilissimo – dichiara – ma per lo meno mi sia concesso di dare ‘un senso’ al sacrificio delle due vittime”. Per il cosiddetto “mostro di Foligno”, infatti, “da un evento così tragico si può trarre qualcosa di positivo, dal male più profondo – dice – può emergere la luce, attraverso un processo di trasformazione e rinascita interiore della persona, ed è quello che è accaduto in questi anni”.

Nella sua missiva, dunque, Luigi Chiatti si dice una persona diversa, “che non si riconosce in quella descritta dai mass-media, che hanno proiettato sempre la stessa immagine cristallizzata, senza evidenziare gli importanti progressi ottenuti, grazie all’opera di tutti gli operatori”. “In questi anni di restrizione – racconta – ho cercato di trasformare tutto il male fatto in gesti di aiuto nei confronti di chi si trovava in difficoltà, comportandomi bene con tutti, tanto da essere ben voluto da tutti quelli che mi hanno conosciuto personalmente. E ogni volta che lo facevo per me – sottolinea nella lettera – era un dono fatto a Simone e Lorenzo, e ciò mi rendeva immensamente felice, perché era un modo per dare, come ho già detto in precedenza, un senso alla loro prematura morte”.

Nella lettera Chiatti parla anche del “percorso esterno” iniziato dopo più di un anno di osservazione. “Dal dicembre 2016 – spiega – sto usufruendo con esito positivo di licenze accompagnate dagli operatori”. Mentre per i benefici dovrà attendere la verifica della pericolosità sociale in prossimità del termine della pena detentiva. Intanto dice di voler rassicurare le famiglie di Simone e Lorenzo. “Oggi – conclude – c’è una persona diversa ristretta, una luce non riconosciuta che vuole essere accolta semplicemente perché è luce, non è più negativa ma positiva, e che vuole tanto dare agli altri, trasmettere se stessa e dare un senso a tutto ciò che è avvenuto e che non doveva avvenire”.

E a distanza di poche ore dalla pubblicazione della lettera scritta da Luigi Chiatti ed indirizzata al direttore del quotidiano L’Unione sarda, ad intervenire è stato il legale delle famiglie di Simone e Lorenzo, l’avvocato Giovanni Picuti. “Non si può dare credito alle parole e alle promesse palesemente interessate di un assassino dichiarato parzialmente incapace di intendere e di volere” ha dichiarato il legale folignate. “Tutte le altre considerazioni – ha aggiunto – le lasciamo al buon senso delle persone ragionevoli”. Per Giovanni Picuti “nessuno può dire con certezza se Chiatti sia pentito o meno. Quello che rileva – ha per sottolineato il legale – non è tanto il suo tardivo ravvedimento, sincero o interessato che sia, ma la conferma della sua pericolosità sociale”. Per l’avvocato delle famiglie delle due vittime è quindi “ragionevole presumere, e temere, che un criminale seriale come lui possa tornare a colpire anche dopo aver espresso sentimenti di pentimento e di pietà più o meno sinceri verso le vittime”.

Ma Giovanni Picuti non è stato l’unico a prendere la parola sulla vicenda. Lo ha fatto anche Silvana Sebastiani, mamma di Lorenzo Paolucci. “Non lo odio ma non deve tornare libero – ha detto la donna all’Ansa – per la salvezza sua e per quella di tanti altri bambini”.”Fu lui a definirsi ‘mostro’ – ricorda ancora – e a dire nel processo che lo avrebbe rifatto se fosse tornato libero. Non può essere cambiato – ha quindi concluso la donna – in questo poco tempo che è passato”.

Ed è una lettera, quella scritta da Chiatti, che ha sorpreso anche il suo avvocato, Guido Bacino.”Prendo atto che c’è un cambiamento nell’atteggiamento di Luigi Chiatti – ha dichiarato sempre all’Ansa – ma se e quanto questo sia sincero io non lo posso sapere e dire”. “La lettera – ha infatti spiegato il legale – è stata inviata a mia totale insaputa, per cui non posso che registrarla”.

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