Ictus, telemedicina e chance di cura. Si concentra su questi temi la nuova pubblicazione scientifica firmata da un folto gruppo multidisciplinare di professionisti dell’Usl Umbria 2. “I dati di mortalità, gli indicatori di performance pubblicati dal gruppo di medici – commenta il dottor Corea, uno dei professionisti impegnati nell’indagine – mostrano come, grazie alla telemedicina, si siano colmati i gap nell’ambito dell’ictus, molto netti nel 2016-18, tra chance di ricevere appropriate cure tempo-dipendenti a seconda dell’accesso in un presidio o nell’altro”. Lo stesso neurologo dell’ospedale di Foligno, spiegando come fin dall’istituzione nel 2014 dell’Azienda Usl Umbria 2 la parità di accesso alle cure per l’ictus e le malattie neurologiche sia una sfida determinante, ha sottolineato che “una svolta strategica è stata l’implementazione di una Piattaforma di Telemedicina per il teleconsulto neurologico a distanza per gli ospedali di Foligno, Spoleto, Orvieto e Norcia”. Implementazione che, di fatto, consente la valutazione in tempo reale di casi clinici neurologici tra la rete ospedaliera aziendale e l’hub di riferimento dell’ospedale “San Giovanni Battista” di Foligno.
In questo senso, l’utilizzo della telemedicina e delle moderne tecnologie, progetto fortemente sostenuto dalla direzione strategica dell’Usl 2, è in grado di azzerare le distanze e risulta decisiva per garantire parità di accesso alle cure, omogeneità ed efficacia del trattamento per le patologie neurologiche, ma non solo, tempo-dipendenti. E, in particolare, sono i dati inerenti procedure, mortalità e volume di ricoveri nei vari presidi dell’azienda sanitaria acquisiti tramite i numeri del Centro Controllo Malattie del Ministero con il Progetto Nazionale Esiti Pne a permette di stimare gli effetti a distanza di anni. E proprio in quelli successivi all’implementazione della piattaforma di telemedicina, è stata osservata la crescita, ad Orvieto, delle procedure effettuate fino a non esserci più differenza significativa rispetto a Foligno in rapporto al volume di ricoveri.
L’analisi della mortalità a trenta giorni ha escluso poi il timore che le procedure effettuate con assistenza remota in telemedicina tra un ospedale e l’altro potessero esporre a maggiori rischi o mortalità stessa. Osservato, inoltre, che il volume di ricoveri per ictus all’ospedale di Orvieto si è incrementato grazie al minor ricorso al trasferimento urgente dal Pronto soccorso. Lo sviluppo del percorso riabilitativo consensualmente implementato completa il percorso di cura. Evidenziati, infine, anche i benefici in termini economici. Un ictus, per costi diretti ed indiretti, può mediamente gravare sul sistema sanitario e la comunità per oltre 150mila euro a persona colpita. Con l’utilizzo della telemedicina, si evita una grave disabilità ogni 3-4 persone trattate nella prima ora dall’esordio di un ictus. Stando a quanto reso noto, l’investimento iniziale sostenuto dall’azienda sanitaria per l’implementazione tecnologica è stato ampiamente ammortato nel primo biennio di esercizio.
IL TEAM – L’indagine è stata realizzata dai dottori Francesco Corea, responsabile Stroke Unit ospedale di Foligno e dal suo staff composto da Monica Acciarresi, Laura Bernetti, Pierluigi Brustenghi, Anna Gidubaldi, Mariangela Maiotti, Sara Micheli, Vilma Pierini, dai dottori Giuseppe Calabrò, primario e direttore del dipartimento di Emergenza Urgenza, Alessio Gamboni e Chiara Busti del Pronto Soccorso del “San Giovanni Battista” di Foligno, dai dottori Cesare Magistrato e Gian Luca Proietti Silvestri, primari del Pronto Soccorso degli ospedali “Santa Maria della Stella” di Orvieto e “San Matteo degli Infermi” di Spoleto, dal dottor Massimo Bracaccia, direttore del dipartimento di Medicina della Usl Umbria 2, dalla dottoressa Valeria Caso, Stroke Unit “Santa Maria della Misericordia” di Perugia e dal dottor Mauro Zampolini, direttore del dipartimento di Riabilitazione nonché direttore del presidio ospedaliero di Foligno.