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Lavoratori “poveri” e giovani: le criticità dell’ultimo rapporto Caritas Umbria

Pubblicato il 13 Novembre 2022 11:31 - Modificato il 5 Settembre 2023 10:29

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Lavoratori “poveri” e giovani. È a queste due categorie che le Chiese umbre guardano con particolare attenzione sul fronte povertà. Da coloro che, nonostante un posto di lavoro non riescono ad arrivare a fine mese a tutti i giovani che rischiano sempre più di ereditare la povertà dal proprio nucleo familiare, perpetuando questa situazione di vita. Il rapporto delle Caritas regionali ha acceso diversi nuovi campanelli di allarme. Tutto questo in occasione della VI Giornata mondiale dei poveri, indetta da papa Francesco per oggi, domenica 13 novembre. Il quarto Rapporto Caritas sulle povertà in Umbria 2021 è dal titolo “Un Padre alla ricerca dei figli” ed è curato dalla Delegazione regionale Caritas. Il rapporto prende in esame l’anno 2021 e ogni dato analizzato ha dietro di sé il volto e la storia di una persona, di una famiglia che cerca nuova dignità. Si vuole costruire una rete sempre più virtuosa che porti le persone in gravi difficoltà a liberarsi dalle catene della povertà. Nel corso della presentazione del rapporto, sono intervenuti monsignor Francesco Soddu, vescovo di Terni-Narni-Amelia, delegato Ceu per il servizio alla carità, il professor Marcello Rinaldi, responsabile della Delegazione Caritas Umbria, e il prof. Pierluigi Grasselli, economista, coordinatore dell’Osservatorio diocesano delle povertà ed inclusione sociale di Perugia, insieme ai direttori delle Caritas diocesane umbre e i rappresentanti delle istituzioni civili preposte alle politiche sociali.

Dal rapporto emerge come alla pandemia Covid 19 sia seguita una grande diffusione della povertà, con un forte inasprimento delle disuguaglianze, frutto diretto e indiretto degli svariati provvedimenti di confinamento e l’aggravamento di disparità molteplici, che caratterizzano struttura e funzionamento del sistema economico e sociale.

Per effetto della pandemia, muta anche la composizione delle persone cadute in povertà. Circa il 30% dei richiedenti aiuto è costituito dai cosiddetti “nuovi poveri”, di cui quasi 2/3 italiani, colpiti dagli effetti diretti e indiretti della pandemia.

In questo contesto, piuttosto critico, irrompe l’emergenza umanitaria connessa all’invasione russa dell’Ucraina. Alla metà di maggio 2022 sono più di 113mila le persone in fuga dal conflitto in Ucraina e giunte in Italia, tra cui quasi 39mila minori. Aiutarle chiede risorse per l’assistenza ai minori soli e per l’accoglienza dei profughi sul territorio. Per la scuola, migliaia di minori entrano nelle aule italiane, ma ci sono problemi di personale e di formazione dello stesso.

I dati raccolti nei Centri di Ascolto Caritas delle 8 diocesi umbre evidenziano come la povertà abbia sempre più natura strutturale e si caratterizzi, da tempo, per una elevata quota di famiglie in stato di povertà assoluta, mentre in crescita anche la povertà relativa passata dall’8% del 2020 al 9,5% del 2021.

In totale i richiedenti aiuto registrati nei centri di ascolto nel 2021 sono stati 4806, di cui 2416 donne e 2390 uomini, per lo più stranieri (2519 del totale), con provenienza prevalente da Marocco, Nigeria, Romania e Albania, e 1620 italiani, di fascia d’età compresa tra i 19-65 anni, con un’istruzione medio bassa (licenza media inferiore).

Il rapporto mostra come stia cambiando la composizione dei poveri con la presenza di disoccupati (1256), ma anche quella degli occupati (752), che rappresentano “lavoratori poveri” quando un lavoro non adeguatamente retribuito può non preservare dalla povertà, e pensionati (256).

Informazioni di grande rilievo sono quelle riguardanti la qualità e la frequenza dei bisogni: su un totale di 9609 richieste di aiuto, l’incidenza più elevata riguarda i bisogni strettamente collegati ad una condizione di povertà, quali i sussidi economici o altre tipologie di beni o servizi, alla casa, dalla richiesta di occupazione, dai bisogni legati alla famiglia, all’immigrazione, alla salute.

Questa matrice dei bisogni mostra la multidimensionalità della povertà, e la conseguente necessità di una molteplicità di interventi.

Tra i problemi, si propongono quelli legati al pagamento di un affitto, per 2480 assistiti; oppure alla presenza di figli minori conviventi per 1677 richiedenti, che manifesta la rilevanza che può assumere il problema della povertà minorile.

La Caritas ha accresciuto in misura rilevante il volume degli interventi, ed anche la loro articolazione, introducendo innovazioni nelle modalità erogative, per rispondere ai forti aumenti dei bisogni degli assistiti, sul fronte dell’offerta di beni e servizi, e della crescente differenziazione di questi, per rispondere alla multidimensionalità della domanda di aiuto

Nel 2021 sono stati effettuati dalle Caritas diocesane 148.644 interventi di cui spiccano per quantità quelli per beni e servizi materiali, alloggio e ascolto e in questo dato si può delineare il ruolo di accompagnamento dei Centri d’ascolto rispetto al semplice aiuto economico. Nel dettaglio gli interventi sono stati 98.967 per beni e servizi materiali (tra cui compaiono empori e market solidali, viveri, mensa e vestiario); 27.504 per l’alloggio; 14.728 per l’ascolto; 3917 per sussidi economici; 1226 per il coinvolgimento di enti o associazioni; 454 per lavoro; 846 per consulenza professionale; 612 per orientamento; 325 per la sanità; 40 per la scuola e 25 per servizi socio-assistenziali

Il rapporto e ciò che deriva dall’ascolto delle persone – sottolinea monsignor Francesco Antonio Soddu –. I dati sulla povertà sono i risultati di quello che è stata l’opera dei Centri di ascolto diocesani. Dietro a questi numeri ci sono delle persone con le loro vite e problematiche che evidenziano ancora una volta il trend in crescita della povertà assoluta. Ciò che è più rilevante in questo nostro rapporto è la povertà dei giovani, con il pericolo che sia un vivaio di ulteriore nuova povertà generate dall’indifferenza. E ed è già un fatto acclarato che in Italia ci sono più di 1 milione e 400mila minori poveri. Bisogna mettere in atto quelle che sono le strategie emergenziali, ma che sono alla portata di tutti, innanzitutto l’istruzione e l’occupazione, perchè senza istruzione non si può accedere a nessun tipo di occupazione. Ciò che papa Francesco ci ricorda nelle sue esortazioni e lettere è di abbattere le disuguaglianze che ci sono in ogni fronte della vita sociale e che tendono a crescere senza sosta. Nella nostra regione dobbiamo cercare di mettere in atto quanto più possibile l’abbattimento delle disuguaglianze a livello di istruzione e di occupazione”.

Il professor Grasselli ha evidenziato l’importanza di “un welfare comunitario, un welfare personalizzato. Dobbiamo considerare – ha aggiunto – il nostro impegno nel volontariato per venire incontro ai bisogni dell’altro. Un welfare a quattro mani. Il governo deve essere a quattro mani, pubblico, mercato e società civili sia cittadini che imprese socialmente rilevanti, sono necessari per affrontare le sfide di oggi. Dietro i bisogni si nascondono le disuguaglianze che crescono inarrestabili. Criticità sono il mercato del lavoro e il sistema dell’istruzione, la condizione abitativa, il sistema sanitario”.

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