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Liste d’attesa, è scontro sui numeri

In seguito alle riunioni degli ultimi giorni che hanno coinvolto sia la Regione che i vertici delle aziende sanitarie regionali, sono stati trasmessi dati positivi che dimostrano un calo dei servizi in lista d’attesa. Numeri che hanno tuttavia fatto sorgere dubbi sia alla Cgil che a Federconsumatori. Del Caro: “Necessario soffermarsi sui dati reali e sull’esperienza che i cittadini vivono quotidianamente”

Pubblicato il 12 Agosto 2024 17:47 - Modificato il 13 Agosto 2024 14:34

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Si parla ancora di liste d’attesa. Nell’ultimo periodo in Regione si sono tenute varie riunioni, per aggiornare i dati relativi ai risultati del Piano di recupero delle prestazioni in lista d’attesa e delle prestazioni chirurgiche. La Regione, in proposito, ha fatto sapere che nell’ultimo mese il numero delle prestazioni in lista, ad oggi 44mila, ha continuato a decrescere, e che inoltre la capacità di risposta delle aziende ha ormai quasi recuperato i livelli pre-Covid. L’Ente ha infatti riportato il dato secondo cui delle circa 37mila prestazioni chirurgiche in sospeso ereditate dal Covid, grazie al piano di smaltimento in corso, rimarrà entro fine anno un residuo di circa 5.200 prestazioni.
Dati che tuttavia non convincono sia Cgil, sindacato che ha preso parte ad un tavolo di discussione con la Regione, che Federconsumatori, organizzazione in nome della quale è intervenuto il presidente Paolo Del Caro: “In questi ultimi giorni stiamo assistendo a varie analisi sulla situazione delle liste di attesa in Umbria che ci paiono non attente a quella che è la realtà e invece più legate all’avvicinarsi delle scadenze elettorali regionali. Sarebbe necessario – prosegue – soffermarsi utilmente su quelli che sono i dati reali e qual è l’esperienza che i cittadini vivono quotidianamente. Ancora ci sono cittadine e cittadini ai quali, quando si recano nei vari punti CUP del territorio regionale viene risposto, arbitrariamente ed illegalmente, che non c’è possibilità di prenotazione ma neanche di avvalersi dei percorsi di tutela. Questo significa che abbiamo aree non coperte dal personale pubblico, men che meno dalla sanità privata. Si dice che in Umbria siamo in una fase di miglioramento sulla questione delle liste d’attesa – continua – senza mai dire dello sforzo notevole che si sta chiedendo al personale medico e sanitario tutto, al quale va il nostro ringraziamento”. I dati regionali al 15 luglio parlavano, come riportato nel comunicato di Federconsumatori, di 55.892 prestazioni in attesa di cui 32.736 all’Usl1 e 23.156 alla Usl2, al 28 luglio elaborati il 30 luglio avevano 52.754 prestazioni di cui 31.353 alla Usl1 e 21.401 alla Usl2, “il 5 agosto in Regione – prosegue ancora Del Caro – nel corso di un incontro si è parlato di 43.000 prestazioni senza alcun dato ufficiale ma solo dichiarato. Abbiamo l’impressione che qualcosa non torni. Debbono essere assunte in Umbria scelte coraggiose – conclude – che mettano il sistema sanitario pubblico in grado di rispondere coerentemente agli obiettivi sanitari, per respingere quanto può accadere in relazione alla scellerata scelta dell’autonomia differenziata sulla quale la nostra Regione non ha mai detto la sua opinione”.
Ad esprimere l’opinione in merito – come già detto – anche Cgil sindacato secondo cui, quello delle liste d’attesa continua a rappresentare un grande problema per le cittadine e i cittadini umbri. “È una situazione che rimane critica nonostante le misure messe in campo con il Piano di abbattimento – ha commentato il segretario regionale Cgil, Gianni Fiorucci -, a pochi mesi dalla scadenza del mandato di questa giunta ci viene detto che i dati stanno ‘maturando’ nella direzione sperata, ma la realtà è che in questi anni la sanità pubblica umbra è andata in fortissima difficoltà, tanto che la nostra Regione ha registrato uno dei più alti tassi di rinuncia alle cure in Italia. È inutile continuare a rincorrere il problema anziché affrontarlo seriamente, come diciamo da tempo le liste d’attesa si abbattono con le assunzioni di personale nel sistema pubblico. La coperta attualmente è troppo corta – conclude – e se a parole si afferma di voler difendere il sistema sanitario pubblico, nei fatti per intervenire sulle liste d’attesa si rischia di scoprire altri servizi, mentre continua la crescita della sanità privata”.

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