Esportazioni umbre e dazi americani. Nel 2024 l’export umbro ha registrato un aumento nominale del 5,3%, con 5,9 miliardi di euro di fatturato, in contrapposizione con il calo registrato dall’Italia, pari a meno 0,4%. Un quadro positivo per la nostra regione che potrebbe però rivelarsi meno roseo nel 2025, a causa dei dazi introdotti da Donald Trump all’avvio del suo secondo mandato. Il presidente americano ha infatti annunciato l’introduzione di “tariffe doganali del 25% sui prodotti europei”, oltre che dazi addizionali sui prodotti provenienti da Canada, Messico e Cina. Tuttavia, al momento, il pericolo nei confronti dell’Europa si è concretizzato solo nella reintroduzione delle tariffe al 25% su prodotti in acciaio e alluminio. Imposte, introdotte già nel 2018, ma con aliquote ridotte al 10% e sospensione per gli Stati dell’Ue.
Tornando invece ai dati dell’export umbro registrati nel 2024, come analizzato nel report di Elisabetta Tondini e Mauro Casavecchia pubblicato sul sito dell’Agenzia Umbria Ricerche dal titolo “In crescita l’export umbro, anche verso gli Usa. Ma sul futuro pesa l’ombra dei dazi”, appare che la spinta più importante alla crescita sia stata data dai prodotti alimentari e dagli articoli di abbigliamento, che si dividono il 30% del fatturato, contribuendo all’aumento delle esportazioni rispettivamente per 2,5 e 2,2 punti percentuali. In crescita anche i prodotti della metallurgia e i mezzi di trasporto che, considerati nel complesso, hanno contribuito all’incremento dell’export con 0,7 punti percentuali. Ad aumentare anche la vendita estera di apparecchiature elettriche e apparecchiature per uso domestico non elettriche.
L’Umbria rispetto al 2024, si apprende sempre dal focus pubblicato da Aur, ha seguito l’andamento negativo nazionale per quanto riguarda la vendita dei macchinari e delle apparecchiature, che comunque si confermano la voce principale dell’export umbro, assorbendo quasi un quinto delle vendite nel mondo.
Come si legge infatti dalle elaborazioni Aur sui dati Istat, la vendita dei prodotti della metallurgia e di macchinari e apparecchiature, rappresentano i settori più redditizi delle esportazioni umbre, con guadagni nel 2024 pari a oltre 1 miliardo di euro di introiti per entrambi i comparti.
Ma nello specifico, che fetta di mercato occupa l’export umbro nel mercato statunitense?
Sicuramente una porzione significativa, soprattutto se si guarda la crescita delle vendite del Cuore verde verso gli Stati Uniti osservata negli ultimi tre anni. Nel 2024 c’è stato un aumento nominale pari al 9,8% (734 milioni di euro il fatturato realizzato), a differenza della performance italiana che in termini di export verso gli Usa nel 2024, ha registrato una contrazione del 3,6%.
Inoltre, in termini di importazioni dall’Umbria, gli Stati Uniti sono secondi solo alla Germania, con una differenza percentuale di esportazioni nei due stati che si fa sempre minore. Le vendite nello stato tedesco stanno infatti registrando una progressiva diminuzione rispetto alle vendite negli Usa: dal 2022 al 2024, la quota tedesca è passata dal 19,9% al 16,4%, mentre quella statunitense dal 10,5% al 12,4%.
Tornando infine alla più attuale questione dei dazi, “Per l’Umbria – come riportato sempre dal report di Aur –, i settori coinvolti nella produzione delle merci già sottoposte ai dazi comprendono sostanzialmente metallurgia e prodotti in metallo, macchine, apparecchi e attrezzature, mezzi di trasporto e mobili. Complessivamente, pesano per la metà del fatturato regionale esportato verso gli Usa, una quota che incide per 0,9 punti percentuali sulla formazione del Pil regionale”.
Ai dazi del presidente americano, l’Unione europea ha risposto annunciando contro-tariffe su 26 miliardi di euro di beni statunitensi, mentre l’amministrazione Trump non ha fatto attendere la propria risposta minacciando un’estensione della lista dei prodotti europei che saranno coinvolti dalle imposte. Il presidente degli Usa ha dichiarato l’imposizione di dazi al 200% su tutti i vini, champagne e prodotti alcolici europei. “L’aumento delle tariffe genera poi contraccolpi a catena – si legge in conclusione nella relazione dell’Agenzia Umbria ricerche –, determinando un aumento dei prezzi sul mercato statunitense, una conseguente riduzione delle esportazioni di prodotti chiave, l’incremento delle giacenze nei magazzini con svalutazione della merce. Ne consegue una riduzione di produzione, occupazione e investimenti, tanto più grave in un sistema caratterizzato dalla presenza di piccole e medie imprese che non dispongono della capacità finanziaria per assorbire i costi aggiuntivi dei dazi o per trasferire rapidamente la produzione in territorio americano”.
Nel 2024 l’export umbro è cresciuto del 5,3%, ma preoccupano i dazi americani
Lo scorso anno la regione ha registrato un incremento in termini di esportazioni, superando di non poco il dato nazionale. Gli Usa, dopo la Germania, sono tra gli stati che importano maggiormente dall’Umbria. Tuttavia, le recenti politiche del rieletto presidente Trump rischiano di mettere in difficoltà un sistema già precario
Pubblicato il 17 Marzo 2025 16:25 - Modificato il 18 Marzo 2025 18:18
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